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E' LEGGE LA RIFORMA FALLIMENTARE

In data 5 agosto 2015, ma in attesa di pubblicazione in Gazzetta ufficiale, approvato definitivamente il decreto legge sulla riforma fallimentare, conversione del decreto-legge n. 83 del 27 giugno 2015. La legge stabilisce una serie di misure in materia fallimentare, civile e processuale civile e di natura organizzativa.

In particolare stabilisce:

-  facilità nel reperimento di risorse finanziarie per l'imprenditore in crisi;
-  presentazione alternativa di offerte inerenti il piano per l'acquisto dell'azienda o di un suo ramo o di beni.
-  possibilità per i creditori della presentazione di proposte di concordato alternative a quella presentata dall'imprenditore.
La proposta di concordato deve soddisfare almeno il 20% dei crediti chirografari, fatta eccezione per il concordato con continuità aziendale.
 
Al fine di accelerare le procedure, non puo' essere nominato curatore chi ha, anche in altro tempo, concorso al dissesto dell'impresa.
 
E' prevista, presso il Ministero della Giustizia, la creazione di un registro nazionale dove si immettono, oltre ai provvedimenti di nomina dei curatori fallimentari, anche quelli dei commissari e liquidatori giudiziali e vengono scritte le sorti delle procedure concorsuali. La spesa, per la creazione di detto registro è per € 100.000 euro per il 2015.
 
Per la liquidazione dell'attivo, il curatore, avrà facoltà di appoggiarsi a società specializzate nella vendita. Sono stati previsti termini procedurali più serrati, ovvero per la liquidazione entro 180 giorni dalla sentenza che dichiara il fallimento e per la liquidazione dell'attivo del fallimento entro 24 mesi. Il mancato rispetto di tali termini potrà determinare la revoca della nomina del curatore.
La procedura fallimentare puo' essere chiusa e l'attivo si puo' ripartire anche nei casi in cui sono presenti giudizi pendenti. In tal caso sarà onere del curatore accantonare le somme necessarie per coprire le spese di giudizio.
Viene introdotta una norma per l'accordo di ristrutturazione dei debiti che avrà come scopo quello di togliere a banche, che vantano crediti di importi elevati, il potere di interdizione. La nuova disposizione prevede che l'accordo di ristrutturazione del debito si può concludere se vi sono adesioni da parte di creditori finanziari che rappresentano il 75% del credito della categoria.

 

Articolo di Bea & Partners

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