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Un Posto al Sole: intervista ad Alessio Chiodini

di Heather Francis Iermano

Alessio Chiodini nasce a Roma nel 1989, sin da piccolo, mostra una spiccata propensione verso la recitazione, amando il "mettersi in scena" in ogni sua piccola forma. Durante un concorso teatrale, organizzato dalle scuole medie, Alessio vince il premio come migliore attore, interpretando il ruolo che fu dell'inimitabile Eduardo De Filippo in “Natale in casa Cupiello”, al Teatro Quirino di Roma. In lui si accende la vera fiamma e 
molto giovane trova il suo equilibrio professionale, trasformando una grande passione in un lavoro a tutti gli effetti. 

Una volta finito il liceo, Alessio si inscrive all' Accademia di arti drammatiche “Teatro Senza Tempo” di Roma, dove oltre ad avere numerose esperienze teatrali, si lega fortemente al regista teatrale, nonché direttore dell'Accademia dove si è diplomato, Antonio Nobili

Alessio Chiodini muove i primi passi su set televisivi di successo: dopo aver ottenuto un piccolo ruolo nei Cesaroni 3, viene scelto da Francesco Vicario come co-protagonista di una nuova fiction televisiva per Rai 1, "La ladra", recitando al fianco della grande Veronica Pivetti. Successivamente Alessio partecipa come protagonista in una puntata sul set di Don Matteo.

Nel 2011 si realizza un sogno e vive la sua prima esperienza cinematografica lavorando al fianco di Christian De Sica, nel film "Vacanze di Natale a Cortina". Nel 2014 Alessio è di nuovo al cinema, questa volta al fianco di altri grandi, quali Gigi Proietti, Massimo Boldi e Vincenzo Salemme, con il nuovo film di Neri Parente "Ma tu... di che segno sei?".

Nella grande famiglia di Un posto al sole, interpreta Sandro Ferri, un ragazzo dalle problematiche difficili e da un carattere altrettanto segnato. Alessio è un tipo diverso, più aperto e solare rispetto al personaggio che interpreta, ma con Sandro ha in comune la forte passione per il teatro. 


Cosa significa per te far parte del cast di una delle serie televisive italiane più seguite di sempre?

Significa avere una grande opportunità, quella di potermi esprimere davanti ad un pubblico vasto ed appassionato che segue questo prodotto da molti anni, questo crea in me una forte responsabilità che mi porta a cercare di rendere sempre tutto al meglio e migliorarmi giorno dopo giorno.


Dietro il set: raccontaci un aneddoto simpatico.

Ricordo con simpatia il mio primo ciak, ero al fianco di Riccardo Polizzy Carbonelli. Alla fine della ripresa il regista disse - “Per me è buona la prima , scena chiusa, passiamo alla prossima"-Rimasi di sasso, perché non ero abituato a dei ritmi di questo tipo, di solito, in passato per ogni scena c’erano voluti in media due–tre ciak ad inquadratura. Riccardo mi abbracciò sorridendo come per dire, “Benvenuto ad Un posto al sole”.

Interpreti un personaggio dalla personalità abbastanza problematica, Sandro tenta il suicidio ed ora si scopre gay. Che anticipazioni puoi darci sul suo futuro? Riuscirà a reagire ai travagli della vita?

Sandro sta attraversando un momento della sua crescita molto importante, sta diventando un vero uomo, finalmente è riuscito ad imporre le sue scelte, e questo per il bene del “suo” futuro, seguendo le sue passioni ed i suoi istinti, prima iscrivendosi all’Accademia di recitazione ed ora lasciandosi andare con Claudio. Naturalmente ogni scelta presuppone delle conseguenze, negative e positive, lui saprà fronteggiarle prendendosi le sue 
responsabilità. 


Credi che oggi si possa ancora vivere facendo l'attore? Cosa ti senti di consigliare ai giovani che oggi decidono di intraprendere un percorso artistico cinematografico?

Studio, passione, fortuna. Queste sono le chiavi per poter vivere di questo mestiere, oltre alla pazienza che non deve mai mancare perché ci sono momenti, come è capitato anche a me, dove la chiamata non arriva e ti sembra di stare a perder tempo, invece è proprio li che devi sfruttare quel tempo per cercare di migliorati. E’ un’ altalena, una volta sei giu, una volta sei su, l’importante è non perder di vista il proprio posto e tenerselo ben stretto.


Cosa pensi del Teatro di oggi? E di quello di ieri?

Penso che il Teatro di oggi si regga molto sulle spalle di quello di ieri, che è stato meraviglioso, in tutte le epoche, forse perché aveva un seguito (purtroppo) diverso da quello che c’è oggi, soprattutto in Italia, e che quindi stimolava al continuo cambiamento e alla voglia di imporsi e di sorprendere. Oggi si guarda molto indietro cercando di imitare il passato, che è giusto in parte, ma c’è poca volontà di rinnovarlo, e in questo discorso vanno racchiuse tutte le categorie del mio mestiere, compreso il pubblico, più attirato dalla tradizione che dalla vista di un cambiamento.

Progetti per il futuro?

Il mio unico progetto è vivere di questo mestiere fino alla fine dei miei giorni. Spero davvero che sarà così.


Teatro e televisione, quale ambiente veste meglio il tuo talento?
Sono nato in teatro e chi mi ha visto a teatro pensa che quello sia il mio habitat naturale. In effetti le emozioni che provo quando sono su un palcoscenico sono poco descrivibili a parole, forse perché è presente un elemento fondamentale, il pubblico, che riesco a percepire in ogni singolo movimento del mio corpo. Questo rafforza la mia performance e mi dona un energia che forse la camera non riesce pienamente a donarmi.

I Cesaroni3, Don Matteo, Un Posto al Sole, condividi con noi un ricordo importante per ognuno di questi serial.

Dei “Cesaroni 3” ricordo le emozioni del primo giorno su un set. Entravo un po’ per caso in un mondo che non pensavo mi avrebbe accompagnato per molti anni in seguito. Era l’autunno del 2008, e per quanto fosse piccola la mia parte, avevo un compito molto difficile: interpretare un ragazzo che fa l’amore per la prima volta con la sua fidanzata. Ricordo la tensione e l’emozione che avevo in quella piccola stanza da letto piena di 
tecnici e operatori, ma quando è scattato il ciak, tutto è sparito, eravamo solo io e lei.

Di “Don Matteo” non potrò mai dimenticare il primo incontro con Terence Hill, ero molto emozionato, avevo voglia di esprimergli tutta la mia ammirazione, ma quando mi sono avvicinato lui mi ha anticipato e mi ha detto - “tu sei il ragazzo che faceva il figlio della Pivetti in “La ladra”, sei molto divertente, sono un tuo fan” - confesso che ho trattenuto le lacrime a stento. 

Di “Un posto al sole” ricorderò sempre la frenesia dei primi giorni, sono stato catapultato in una realtà così importante, elettrica e frizzante nell’arco di una settimana. Il mio primo giorno avevo dieci scene da girare approcciando con un personaggio complesso come Sandro, alla fine della giornata ero stanchissimo, ma felice.

Quale attore italiano è stato per te un punto di riferimento importante?

 Al livello teatrale c’è stato un attore che mi ha avviato e insegnato gran parte delle cose che so su questo mestiere, questo attore è poco conosciuto al grande pubblico, ma ha avuto numerose esperienze in televisione, ha solamente trent’anni ed è a capo dell’Accademia di Recitazione “Teatro Senza Tempo”, si chiama Antonio Nobili e a lui devo tanto. A livello comico il mio punto di riferimento è sempre stato Christian De Sica, che ammiro molto anche come persona avendo avuto l’onore di conoscerlo e lavorarci insieme in occasione del film “Vacanze di Natale a Cortina”. Ma ci tengo a sottolineare che a mio parere questo mestiere è un “dare e avere”, ogni persona con cui ho avuto il piacere di lavorare in questi anni a modo suo mi ha lasciato qualcosa.


Nei giorni scorsi Stefano Dolce è stato nel mirino dei social network e questo perché pare abbia fatto un passo indietro rispetto alle dichiarazioni di dieci anni fa. È stata ripescata l'intervista a Le Iene in cui, sia Dolce che Gabbana, si mostravano favorevoli alle adozioni gay. Ad oggi invece sentiamo delle dichiarazioni importanti e molto diverse da allora. Cosa ne pensi a riguardo? Cosa ne pensi delle coppie omosessuali che si sposano, adottano figli o ricorrono alla fecondazione assistita?

Mi sono molto interrogato su questo argomento in questi giorni, visto anche il caos che si è creato intorno agli sviluppi del mio personaggio. A mio avviso, un bambino che cresce senza genitori è un bambino che non ha futuro purtroppo, o comunque ha davanti a sé un futuro molto difficile. Dare l’opportunità ad un neonato di avere un'istruzione, una casa, l’amore sincero di due genitori, credo sia una cosa bellissima, e precludergli questa opportunità solo perché i genitori sono dello stesso sesso, credo sia una cosa tremenda. Il problema però sta nel cambiare il pensiero che c’è fuori. Il bambino deve crescere in una società dove non ci sono pregiudizi, dove già nelle scuole si insegna che ci sono diversi tipi di famiglia, normalizzando l’argomento e facendolo diventare qualcosa di quotidiano, solo così, a mio avviso, la strada dell’adozione per coppie omosessuali sarà seriamente percorribile.

a cura di Alessio Chiodini

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