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LA VITTORIA DI TSIPRAS

di Serena Forni

Non c’è niente da fare, alla Grecia si guarda sempre con rispetto e con sospetto.

La patria della cultura occidentale, la culla del pensiero e della civiltà dell’Europa, esercita ancora un fascino unico, anche al giorno d’oggi.
La profonda crisi che l’economia e la società greca stanno attraversando l’hanno resa un Paese quasi arretrato, oggetto di attenzioni preoccupate da parte delle istituzioni europee e internazionali.
Dopo più governi in pochi anni, tre giorni fa la Grecia è tornata alle urne e ha votato.
Il popolo greco si è espresso nettamente a favore del partito Syriza. Un partito do estrema sinistra, capitanato dal carismatico e giovane Alexys Tsipras.
Syriza è l’acronimo di Confederazione della sinistra radicale. E Tsipras è stato il candidato delle sinistre radicali di tutta Europa alle elezioni dello scorso maggio.
La sua vittoria, quasi 10 punti sopra il partito di governo uscente, Nea Demokratia, ha fatto esultare le forze di sinistra di tutta Europa.
Alla stessa velocità, però le ha disincantate il giorno dopo, quando si è alleato con il partito di estrema destra greco, così da avere la maggioranza della Bouly, il Parlamento di Atene.

I 148 seggi non erano infatti sufficienti, e per le riforme ambiziose prospettate da Tsipras non si poteva prescindere da una maggioranza assoluta.

Il giorno dopo ancora, a tutta velocità, Tsipras ha varato il Governo.
All’economia un marxista dichiarato, Varoufakis, alla difesa Kammenos, leader delle destra nazionalista (tipo Front National, per intenderci) e nemmeno una donna nell’esecutivo.

La sera della vittoria ogni tribuna politica, ogni commento, era un continuo rimando a episodi epici, quasi mitologici. Un tripudio di sinistra in salsa Partenone. Già oggi c’è più freddezza, più cautela.
Le riserve di Bruxelles sono note. Tsipras, del resto, ha vinto in funzione antitroyka, questa la certezza.
Di qui la coerenza di una alleanza con i nazionalisti, anche loro impegnati per rinegoziare il debito, e attivi per favorire i Greci prima di soddisfare le richieste di Strasburgo.
E infatti il primo no all’UE non si è fatto attendere. E’ in materia di politica estera e riguarda l’inasprimento, da Atene rifiutato, delle misure anti russe a seguito della crisi ucraina.

E altri ne aspettiamo. Tsipras si è richiamato espressamente al Congresso che nel ’53 decise l’azzeramento dei debiti di guerra della Germania.
Tsipras espressamente rilancia un ruolo di modello e capofila della Grecia, nei confronti degli altri Paesi mediterranei che sempre più faticano a stare al passo delle politiche economiche di Bruxelles.

Alle porte grandi sfide internazionali. Il rapporto con la Turchia, primo dossier sul tavolo di Kammenos, e quello con la Russia ortodossa di Putin.
Ancora una volta non possiamo non guardare ad Atene, ancora una volta con rispetto e sospetto.

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