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22 settembre: nella notte morì Padre Pio

A cura di Maurizio Bea

 

Fu il 20 settembre 1918, in uno sperduto convento del Gargano, che padre Pio da Pietrelcina vide iscriversi sul proprio corpo le cinque piaghe di Gesù. – scrive Brunetto Fantauzzi nel suo nuovo libro “ Padre Pio il Santo perseguitato”.

Non era un momento qualunque nella storia d'Italia.

Alla carneficina della Grande Guerra si era aggiunta l'ecatombe dell'influenza spagnola. Perciò, il "crocefìsso  vivo" venne investito da una smisurata offerta di preghiera e da un'accorata domanda di grazia.

Ma suscitò anche una sorda diffidenza e un'aperta resistenza. La diffidenza dell'Italia laica, nell'infuocato clima politico del "biennio rosso". La resistenza del Vaticano, ostile alle forme più spinte di religiosità carismatica.

Un’ostilità continua quella contro Padre Pio senza fine.

Così, fin dagli anni Venti la storia di padre Pio si intrecciò strettamente con la storia della Chiesa e con la storia d'Italia. Denigrato dal frate-medico Agostino Gemelli, e quasi perseguitato dai presuli del Sant'Uffizio, il cappuccino con le stigmate trovò potenti difensori all'interno del Partito nazionale fascista. Seguirono decenni di vicende gravi e perfino rocambolesche, tra conversioni e ritorsioni, pellegrinaggi e sciacallaggi, congiure e abiure, finché l'avvento al soglio pontificio di Pio XII non permise il pieno dispiegarsi del culto garganico.

E nemmeno quando il Agostino Gemelli, prima di morire, chiese scusa in una lettera privata, restitui giustizia.

Perché la lettera venne nascosta. E ora Brunetto Fantauzzi pubblica quella lettera.

Ma neppure allora la storia potè  dirsi finita. Giovanni XXIII scatenò contro padre Pio un'ultima offensiva, prima che il papa polacco ne riconoscesse le virtù e lo elevasse agli altari.

Di questo testo colpisce anche il giallo del capitolo sui documenti inediti che rivelano come il frate, nel 1919, facesse acquistare da una farmacia pugliese, in grande segretezza, dell’acido fenico: una sostanza adatta per procurarsi pieghe alle mani. Richieste sotto banco, bassa cucina del prodigioso che sembrerebbero rivelare una realtà meno incantata di quella descritta nelle agiografie. Lo stesso Luzzatto però, non ha voluto sottolineare eccessivamente questo aspetto della sua ricerca. Una ricerca che ha il merito di rivelare i sospetti che il Sant’Uffizio coltivò per decenni sul conto del frate; e di raccontare la collaborazione fornita all’Ovra (la polizia segreta fascista) dal principale promotore della devozione a padre Pio, Emanuele Brunatto, svelando così gli intrecci nascosti tra miracoli e politica nell’Italia, clericale e fascista, di quel periodo del Novececento,

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