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FINALMENTE L'EUROPA DELLA SOLIDARIETA' di Martina Oddi

Svolta storica nell'eccidio del Mediterraneo: mentre l'Europa corre ai ripari si contano i morti. Intervista con Foad Aodi.

Partire, con la libertà nel cuore. Affrontare violenze e fame, mentre cresce la disperazione di un viaggio di morte la terra promessa ha schierato i suoi eserciti per bloccare i disperati lungo le frontiere che portano al miraggio di una vita migliore, lontano dalla guerra e dall'orrore.
Schiavi degli scafisti, pagando a prezzo della vita il desiderio di una vita diversa, in pace. Con negli occhi il miraggio della fuga dal dolore.
Ora che la Germania della Merkel ha deciso finalmente di prendere una posizione riguardo quella che è stata definita l'ecatombe del Mediterraneo, segnando una svolta storica per l'emergenza immigrazione, la moria di migliaia di profughi, siriani ma non solo, dipinge un quadro di emergenza assoluta e rende urgenti le misure che l'Eu deve mettere in campo.

1. Quanto pesa e cosa comporta il discorso del Presidente Juncker di questa mattina?

Sicuramente pesa molto il fatto che lui abbia fatto registrare un vera svolta costruttiva in Europa e messo a nudo le problematiche serie dei paesi che non hanno saputo salire sul treno della svolta nella politica estera dell'Unione. Occorre risolvere le questioni aperte e accompagnare il processo di convivenza con la solidarietà, abbattendo i muri della paura e della preoccupazione, che sono legittime visti i numeri alti. Ma non si può non mettere la solidarietà al primo posto. Applaudiamo alla decisione che ha sancito l'assunzione da parte degli Stati membri delle quote obbligatorie permanenti, in linea con quanto noi chiediamo: e' necessaria una nuova legge europea sull'immigrazione. Il fatto evidente era che stava per esplodere il vulcano ma gli stati non si muovevano. Plaudiamo all'impegno del Governo italiano nelle persone del Ministro Gentiloni e del Sottosegretario  Gozzi che hanno avuto un ruolo importante insieme al Presidente Renzi nel cambiamento di opinioni della Merkel e dell'euro zona.

1. Come può l'Europa innescare un vero cambiamento culturale nelle politiche dell'accoglienza e in generale della convivenza?

È' necessaria una legge nuova a livello europeo, caratterizzata due capitoli importanti. Affrontare l'emergenza profughi nei paesi di origine fornendo  assistenza sanitaria, combattere gli scafisti e i poliziotti corrotti che li aiutano sui confini. Occorre poi avviare politiche di integrazione e accoglienza costruttive e non penalizzanti, istituendo un asilo politico europeo, con relativo censimento nei paesi di destinazione per pianificare il bisogno lavoratori stranieri immigrati, che sono una risorsa. Ringraziamo Papa Francesco per aver messo a disposizione le parrocchie, anche se tante regioni italiane mancano all'appello. Bisogna andare oltre Dublino, puntando sulla cooperazione internazionale.

2. Cosa sta accadendo al livello politico nell'Unione? Come evolve la posizione della Germania e dove si rintracciano le motivazioni della decisione epocale di aprire le frontiere?

Sicuramente la Germania di oggi è la stessa che ha fatto piangere la bimba palestinese poche settimane fa, e che aveva manifestato una rigidità totale sul tema immigrazione, tanto da subordinarlo alla crisi greca. Risolta la situazione in Grecia, la Merkel sta mirando al rafforzamento della sua posizione in politica estera. Il cambiamento e  il gesto della leader sono apprezzatissimi, anche in Arabia, ma tanti nutrono dubbi su questa apertura improvvisa, dietro cui ci sarebbero obiettivi economici, considerato che i profughi siriani sono tutti laureati e professionisti, quindi costituiscono una immigrazione altamente qualificata.

4. Quale ruolo spetta all'Italia?
Senz'altro occorre una figura in cabina di regia che coordini le attività dei Ministeri della Salute, dell'Interno, della Difesa, degli Affari Esteri e delle Politiche Comunitarie, che abbia sede nella Presidenza del Consiglio. Ringraziamo Renzi per il proposito di coinvolgere di più le associazioni di volontariato e le comunità.  E' tempo di superare l'onda della paura.


6. La maggior parte dei profughi arrivano da zone di guerra, quindi i flussi potrebbero essere pianificati e programmati, come prevede il progetto della Buona Immigrazione.  Quali altri elementi di novità prevede questo progetto?

Ribadiamo che bisogna curare le problematiche dai sintomi, non intervenire solo quando la febbre e' alta e causa sofferenza, come quella delle tante donne e delle migliaia di bimbi che scappano da una situazione difficile. Occorre tornare alle azioni prioritarie:  stringere accordi bilaterali come con la Tunisia,  una soluzione politica per paesi instabili come Libia e Iraq, centri di accoglienza nelle zone critiche per aiutare i rifugiati politici, aumentare le commissioni per la richiesta d'asilo, non oberare solo il Ministero ma decentralizzare il lavoro.

7. Ha senso la millantata distinzione tra profughi e immigrati per fame, che sta prendendo piede nei salotti della politica?

Non bisogna fare distinzioni, si deve accogliere e aiutare chi ha bisogno. Sicuramente  chi scappa dalla guerra ha più urgenza, ma tutti hanno diritto ad essere curati e aiutati senza distinzioni.

Siete reduci dalla missione in Israele, quali priorità avete stilato?

Abbiamo incontrato esponenti della sanità israeliani, palestinesi e cristiani, che lavorano insieme in armonia, come avviene presso il 118. Abbiamo firmato un protocollo di intesa con il sindaco di Thira per formalizzare la cooperazione nella sanità, nella cultura, nell'istruzione, nello sport, attraverso un gemellaggio con l'Italia su questi temi. La priorità è' la costruzione di un ospedale o primo pronto soccorso nella città, dove il sindaco ha messo a disposizione il terreno. Servirà a curare mussulmani, ebrei e cristiani e tutti quelli che non arrivano ai grandi ospedali nelle città più grandi, compresi gli abitanti della Cisgiordania. Il progetto si chiama 'Italia per la pace' e prevede di fortificare il dialogo interculturale per arrivare alla vera pace, attraverso il sostegno del Governo italiano e del Vaticano. Confidiamo sull'interessamento di Gozzi, che abbiamo informato costantemente e speriamo possa, con sua autorevolezza, trasmettere all'Italia e all'Europa il nostro messaggio e favorirne il sostegno al progetto.

L'Europa che schiaccia i diritti d'asilo in nome della crisi e delle tensioni razziali, e' un odioso ricorso del passato e porta alla mente le pagine più buie della recente storia. Oggi che forse la chiusura è solo un ricordo, i problemi di accoglienza delle comunità, sgomenta d'orrore di fronte all'immagine delle piccole vittime del mare, sembrano risolversi verso un'esistenza civile ispirata alla solidarietà e alla giustizia sociale, senza prestare il fianco a egoismi strumentalizzabili da politici senza scrupoli.
La convivenza e' un obiettivo che gli Stati devono perseguire senza accontentarsi di riforme legislative, ma mirando al mutamento culturale, perché un altro mondo e' possibile.

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