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SCENARI POLITICI EURO-MEDITERRANEI: IMMIGRAZIONE E LOTTA AL TERRORISMO. INTERVISTA CON IL PROF AODI FOAD. Di Martina Oddi

"La comunità araba in Italia per bocca del suo Presidente : 'non vogliamo un altro Iraq, un altro Afganistan, un'altra Somalia. Si' alla lotta al terrorismo no a azioni militari ingiustiustificate'. Il presidente Aodi lancia l'allarme: 'tutelare i minori: quasi il 10% dei bimbi profughi non arriva a destinazione' ".

'Il mondo arabo rifiuta il terrorismo, ma appoggia la lotta all'Isis quando essa è frutto dell'azione congiunta di tutti i paesi coinvolti, senza azioni ingiustificate come quella della Francia in Libia'. Così Foad Aodi, presidente della Co-mai punta il dito contro le incursioni militari indiscriminate e prive di un reale consenso condiviso, che hanno solo il merito di inasprire le divisioni e rendere incolmabile la distanza tra la comunità mussulmana e quella europea.

Siamo in guerra con la Libia?

'Noi appoggiamo la lotta al terrore, se concertata da tutti i paesi coinvolti, ma sosteniamo la diplomazia e siamo contrari a una logica militare indiscriminata che porta alla sofferenza di tanti civili inermi, e potrebbe scatenare la terza guerra mondiale. Gestire l'emergenza bellica come è stato fatto in Iraq, Afganistan e Somalia significa non uscirne. Ringraziamo il governo Renzi e il Ministro Gentiloni per il loro impegno continuo sul fronte di azioni diplomatiche e per una risposta non meramente militare'.

Cosa ne pensa dell'incontro del Presidente della Commissione UE con Renzi?

'Sicuramente un segnale molto costruttivo e positivo. Siamo contenti di questo disgelo e della richiesta di Renzi di orchestrare un'azione europea comune in materia di migranti e rifugiati'. La sfida del nuovo millennio dell'Europa è sicuramente la gestione dei grandi flussi migratori e l'integrazione pacifica. Ma la situazione dell'immigrazione e' fortemente legata agli scenari di conflitto, che alimentano i flussi e fanno di un fenomeno endemico, un'emergenza. Emergenza che è ancora più grave nei paesi in cui questi conflitti stanno distruggendo la popolazione civile.

Che notizie arrivano dai medici impegnati nelle zone di guerra sulla situazione sanitaria?

Siamo molto preoccupati per ciò che sta accadendo il Siria, Libia, Yemen, Iraq e Somalia, ma anche in alcuni paesi africani. Manca tutto: non ci sono strumenti chirurgici, sangue, medicine, in alcuni casi mancano anche i medici. Non c'è elettricità: in Libia, a Sirte gli ospedali sono al collasso. Vengono curati solo i simpatizzanti dell'Isis, e per questo tanti medici di origine straniera sono fuggiti. Mancano persino le cure di primo soccorso. Chiediamo con urgenza l'attivazione di un corridoio umanitario per portare aiuto alle popolazioni siriana e libica. Tra i civili ci sono tantissime vittime, soprattutto donne e bambini'.

Scenari allarmanti, che fanno presagire un ulteriore incremento di profughi e rifugiati: nel 2016 120.000 sono stati gli sbarchi ad oggi in Italia e Grecia. Quali sono le prospettive per risolvere il dramma dell'immigrazione?

'Putroppo la situazione sta peggiorando e con l'arrivo dell'estate gli sbarchi sono destinati ad aumentare. Ma l'innalzamento di muri da parte dei popoli che fino a ieri chiedevano aiuto è una realtà molto triste. Noi proponiamo un approccio concertato sull'immigrazione: una legge europea basata sui diritti e i doveri, che definisca uguali responsabilità dei paesi membri e sancisca la libertà di movimento. È' necessario mettere mano al trattato di Dublino, anche per combattere il terrore e tutelare i migranti dai mercanti di uomini. Questo prevede la nostra proposta 'La buona immigrazione', senza dimenticare che per risolvere quello che si sta profilando come il problema del secolo occorre agire a monte, e risolvere i conflitti in atto, che spingono interi popoli a fuggire. Siamo molto preoccupati per un dato drammatico: quasi il 10%dei bambini e giovani che parte con le famiglie, sparisce durante il viaggio. E finisce probabilmente nelle mani di trafficanti di organi o è destinato a subire abusi sessuali'.

Voi avete anche presentato alla Camera due progetti dedicati all'integrazione: uno declinato sull'istruzione e l'altro volto a garantire l'assistenza medica online agli immigrati. In cosa consiste in particolare quest'ultimo?

'Si tratta di un'idea condivisa tra l'ONG Emergenza Sorrisi, Co-mai, UnitiperUnire, l'università telematica UNINETTUNO e l'ASL di RMF: un programma di risposta telematica a tutti i quesiti inerenti la sanità, rivolto agli immigrati. Il progetto ha l'obiettivo di garantire il diritto alla salute e di sfatare i pregiudizi contro gli immigrati e il loro presunto ruolo di portatori di malattie. 426 convegni tenuti sulla materia ci hanno aiutato a capire che non è così, ma che i migranti si ammalano quando arrivano in Italia, a causa per lo più del cambiamento delle condizioni di vita, clima, abitudini alimentari e scarsa igiene dovuta a condizioni abitative precarie. Insieme alla Prof. Anna Maria Garito, stiamo poi gestendo una pagina denominata 'salute globale' all'interno del sito dell'università, in cui 25 medici specialisti di madre lingua rispondono via mail ai quesiti in materia di patologie e cure con il duplice intento da un lato di fare prevenzione e dall'altro di raccogliere dati statistici sul tipo di malattie e sulle abitudini di vita, quali erano nel paese di origini e quali sono in Italia'.

Tornando ai conflitti, come si può gestire l'emergenza?


L'emergenza sanitaria si può affrontare solo con la cooperazione internazionale che si sostanzi in veri aiuti umanitari. Più noi aiutiamo le popolazioni coinvolte, più togliamo all'Isis la possibilità di ricattarle con i servizi sanitari, che è il motivo per cui i jihadisti stanno cercando di arruolare dei medici.

Da quando è stato nominato Focal Point italiano per l'agenzia UNAOC per l'integrazione delle Nazioni Unite, quale è l'impressione sul livello di integrazione in Italia?

Innanzitutto ringrazio il Ministero Affari Esteri per l'impegno a favore del dialogo. Il mio incarico che per me è un onore è stato molto apprezzato dalle nostre comunita' ,associazioni e movimenti  e solidarietà mi è stata espressa da molte ambasciate, tra cui Mai al Kaila, ambasciatrice palestinese in Italia. Sicuramente il livello di integrazione è molto soddisfacente e si registra una buona collaborazione tra arabi, italiani ed ebrei. Il 85% degli stranieri è integrato, il restante 15% in fase di integrazione, ma si tratta soprattutto dei nuovi arrivati, in difficoltà dal punto di vista abitativo, economico e lavorativo. Si deve innestare un dialogo inter religioso costruttivo, senza dimenticare che il 65% del mondo arabo è laico e solo la restante parte è praticante. Non si può penalizzare la maggioranza per qualche elemento fuori controllo. Purtroppo però qui subentra la strumentalizzazione di estremisti e politici senza scrupoli'.

Oggi che l'Iran si muove cercando una sinergia con l'Occidente, quali sono i possibili sviluppi della lotta all'Isis, che avanza in Africa?

Accogliamo positivamente tutti i cambiamenti costruttivi che determinano un avvicinamento tra i popoli. L'Italia ne guadagna come strategia per gli investimenti, e questo ci fa molto piacere.  È un segnale importante: l'Iran potrebbe giocare ruolo importante nella lotta contro il terrorismo. Occorre fermare il conflitto interno tra sciiti e sunniti, che con questa violenza non si era mai manifestato prima. Chiediamo un cessate il fuoco e l'apertura di un corridoio umanitario in Siria, all'insegna dello slogan 'Uniti per il dialogo contro il terrore', come ha più volte dichiarato Papa Francesco, per bloccare lo scontro interreligioso tra la civiltà occidentale e quella islamica'.

L'orizzonte di tolleranza zero e l'inasprimento delle politiche  sugli immigrati nelle comunità di accoglienza - con leggi discriminatorie e l'erezione di muri per impedire il passaggio dei profughi - preoccupano per le implicite conseguenze di fronte allo spettro della chiusura dei confini europei, soprattutto l'Italia, ma anche la Grecia, che rischia di diventare il Libano dell'Europa. Una coscienza civile consapevole che ruoti intorno a una morale internazionale basata sui diritti e i doveri, un approccio orientato al rispetto reciproco, al dialogo, alla cooperazione, alle contaminazioni positive può essere l'alternativa a un futuro di odio interreligioso, conflitti etnici e uno stato di guerriglia continuamente alimentato dagli uomini del terrore.


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