L'OFFERTA DI APPALTI DEVE ESSERE AL NETTO DELL'IVA

L'appaltante deve sottoporre a valutazione la convenienza dell'offerta di un'impresa partecipante all'appalto al netto dell'Iva. E' quanto si evince dalla sentenza n. 8568 delle Sezioni unite.

La vicenda trae origine da una controversia per una gara di appalto indetta da un'azienda ospedaliera siciliana per l'aggiudicazione di alcuni servizi, tra i quali assistenza socio-sanitaria, supporto ai reparti, servizio di pulizia dei locali e prelevamento di rifiuti urbani e speciali. Il bando prevedeva un importo annuo di circa 7 milioni di euro al netto dell'Iva.

E' acceduto che un Consorzio di cooperative si è visto sorpassare da una Onlus che ha presentato un offerta più conveniente per l'azienda ospedaliera. La Onlus si è dichiarata Iva esente in quanto svolgeva attività socio-sanitaria. Nella verifica delle offerte, il consorzio osservava che l'Iva fosse da considerare come un «fattore esogeno al prezzo» e che non poteva incidere sulla convenienza economica dell'offerta.

L'azienda ospedaliera ha tuttavia aggiudicato l'appalto alla Onlus ottenendo un risparmio di quasi 3 milioni di euro.

Quanto sollevato dal Consorzio non aggiudicatario è stato portato da quest'ultimo davanti ai giudici amministrativi ai quali veniva confermata la tesi già proposta alla stazione appaltante, ossia che l'Iva era detratta da qualsiasi valutazione.

Per i giudici siciliani in fase di valutazione delle offerte redatte dalle imprese partecipanti per una gara d'appalto non si può considerare l'Iva, poichè tale imposta, affermano, «è una variabile esogena nella formazione dei prezzi del mercato e sfugge al controllo dell'imprenditore» e la prospettiva di un regime fiscale agevolato per qualcuno dei partecipanti può comportare una distorsione della concorrenza qualora i soggetti esenti siano «preferiti a quelli che sono soggetti al regime ordinario, senza nessun collegamento con il prezzo».

 

 

Articolo di Bea Maurizio

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