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Da uno studio americano si evince che non si manifesta, per coloro che hanno prestato attività di volontariato negli anni di frequenza delle scuole superiori, la tendenza a non essere coinvolte nelle attività sociali.
Risulta essere di notevole importanza coinvolgere i giovani all’impiego nel sociale, mediante volontariato perché potrebbe portare, oltre all’imminente gratificazione, per quando si diventa “vecchi”.
Per poter valutare se l’impegno nel sociale da giovani sia continuativo anche in fase di vecchiaia, nella ricerca gli sviluppatori hanno utilizzato dati provenienti da uno studio che ha preso in esame circa 2000 diplomati fino all’età di circa 72 anni.
Sono state pianificate 4 fasce di età: 36, 54, 65 e 72 anni comportando la valutazione del loro impegno nel sociale quali: gruppi scolastici, comunitari, religiosi, assistenziali, sportivi, ecc. Dall’indagine è risultato che la partecipazione nel sociale ha avuto un picco tra i 30 ed i 40 anni, scendendo gradualmente tra i 60 ed i 70 anni di età.
Il risultato raggiunto, però, è che chi è stato socialmente attivo durante il periodo liceale, ha continuato a restare coinvolto nelle attività sociali per tutto l’arco della vita, in particolare se si è stati coinvolti in più attività.
Articolo di Bea Maurizio
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