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ITALIA E ISIS, LA SOLUZIONE PASSA PER GERUSALEMME

di Martina Oddi

Il Pd presenta insieme a Sel la mozione per il riconoscimento della Palestina, mentre soffiano venti di guerra.

La soluzione della diatriba palestinese rappresenta un valido scudo contro gli alibi del terrorismo: una soluzione pacifica e una ricomposizione del conflitto arabo israeliano comporterebbero un mutamento sostanziale nello scacchiere geopolitico internazionale e andrebbero a smorzare i venti di guerra che soffiano, con l'Isis a sud di Roma.

Il Pd ha presentato ieri una mozione di riconoscimento dello stato palestinese, mentre il Governo è' impegnato a cercare una soluzione diplomatica del conflitto con i fanatici dell'Islam.

Come il riconoscimento della Palestina incide sulle trattative in campo diplomatico per fronteggiare e arginare l'Isis? Lo chiediamo a Foad Aodi, presidente dell'Amsi.

Sicuramente il riconoscimento dello stato palestinese, indipendente e vicino a Israele è' una soluzione utile per tutti, sia per la sofferenza che vivono i palestinesi nel sentirsi senza stato, sia per la sicurezza di Israele. Infine per stroncare tutti gli alibi dei movimenti estremisti, che tengono a bandiera la causa palestinese, anche se non autorizzati da alcuno a farlo.

Come si muoveranno gli alleati occidentali in questo senso e quali sono le strategie per affrontare il Califfato senza arrivare a un conflitto inter religioso?

Ci sono 1000 miliziani dell'Isis che sono ben diversi da quelli protagonisti della caduta  di Gheddaffi. Sono armati molto bene. Si tratta, per circa la metà, di uomini che vengono dalla Tunisia, dal Ciad, dal Sudan e dalla Mauritania e hanno occupato le tre città libiche , Al-Baida, Derna e Sirte. Sicuramente non è sufficiente combattere sul piano militare, serve un'azione diplomatica che favorisca il dialogo con tutti i paesi arabi per togliere gli alibi e indebolire la strategia mediatica che vuole sobillare allo scontro di civiltà. Non c'entrano nulla con l'Islam, e l'azione militare farebbe il gioco dell'Isis, aprendo altre ferite, dopo l'Afganistan, l'Iraq e, appunto, lo stato palestinese.

Chi sono i guerrieri della morte?

Un gruppo terroristico ricco e ben armato che opera su due livelli. In quello superiore c'è il “reparto d'elite” formato da mercenari di varia provenienza,  anche da paesi europei, che diffonde il terrore dietro le maschere nere dei tagliagola che vediamo nel video. Professionisti della guerra molti dei quali hanno già combattuto a pagamento (si parla di 'stipendi' attorno ai 10mila dollari al mese) su vari fronti. Sotto di loro, c'è la truppa, essa pure pagata, ma molto meno, costituita da giovani disoccupati sensibili al lavaggio del cervello, spesso di seconda generazione, provenienti dal Nord Africa e dall'Europa che a volte scoprono di aver commesso un grave errore e tentano, ma non è per niente facile, di disertare. Come è accaduto a 350 dei 7500 tunisini partiti dalla Libia per combattere. Attorno c'è una potenziale base di reclutamento più vasta, destinata a crescere nel vuoto della politica e nel caos.

Qual è la posizione degli Stati della Lega Araba e come si relazionerà al conflitto con l'Isis, anche di fronte alla posizione dell'Europa verso lo stato della Palestina?

La Lega è contraria a tutto quello che sta facendo il Califfato, la condanna è totale, soprattutto a fronte di un'azione condotta in nome di una religione che non c'entra. L'Egitto fa la sua parte e combatte l'Isis anche per dare un segnale ai fratelli mussulmani. Anche se questa azione è' ben vista in Europa per evitare il diretto coinvolgimento militare, serve un'azione più ampia, condotta da Onu, Europa e Lega araba, con l'Italia che giochi un ruolo importante anche perché al centro dei flussi migratori inquinati dall'organizzazione terroristica. Una soluzione libica, l'unica via d'uscita, pare sia un governo d'unità nazionale che prefiguri uno stato federale.

L'Isis è' ben organizzata e può contare su mercenari, guerrieri della morte ben addestrati. Su cosa puo' puntare il fronte anti Isis per indebolire il proselitismo dei giovani europei di seconda generazione (cioè cittadini figli di migranti non integrati nel contesto di accoglienza tra pari e in fuga dal mondo dei padri) che sono i principali autori dei recenti attentati sul suolo europeo?

Prima di tutto non comprare il loro petrolio, in secondo luogo non diffondere i video delle uccisioni. In terzo luogo essere vicini ai giovani disadattati e alle persone deboli attraverso reali politiche di integrazione, sociale e culturale.

Intanto, mentre il vuoto creato dopo la caduta del regime libico e l'avvento della Primavera araba viene riempito dai miliziani del terrore, il fronte anti Isis cerca una soluzione diplomatica memore degli errori fatti in passato nel Middle East e per scongiurare uno scontro di civiltà.

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