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L'IMMIGRAZIONE...

di Latif Al Saadi  

Viviamo come non ci fossero problemi ... o dobbiamo pensare di più
Ultimamente, ho cominciato a sentire, forse perché mi sono avvicinato ad un altro ambiente, di dichiarazioni, che non ci sono piu problemi legati al fenomeno dell’immigrazione, o dell’asilo e dei rifugiati. Mi sono arrabbiato un po’ in un primo momento, ma poi, ho cercato di comprendere i ragionamenti dell’altro, perché credo che non ci sia nessuna idea senza motivi o basi o ambienti che sono stati terra fertile per quell’idee e non per forza sono completamento sbagliate.
Forse sono nati, per diversi modi di pensare, o perché ci sono certi interessi politici o ideologici, o perche quelli che credano così non frequentano più gli ambienti in cui vivono gli immigrati  di recente immigrazione. E forse anche perché il loro stile di vita è diverso dopo anni di convivenza e di sistemazione lavorativa e di vita.
Ma per me, anche per gli interessi del Paese, e qua parlo come cittadino attivo, le problematiche del fenomeno dell’immigrazione continuano ad esistere, forse in maniera più pacata, ma più grave, con l’aumento dei flussi causati dalle guerre e dai conflitti religiosi ed etnici nel mondo e in particolare nel Medio Oriente e in Africa.
Forse anche perché, come era successo durante le elezioni recenti del 2010, le tematiche e le problematiche del fenomeno erano diventate parte essenziale della campagna elettorale, richiudendole in un quadro di sicurezza.
Oggi ci sono piu di 5 milioni di stranieri in Italia e penso che la maggioranza di essi, con la crisi economica e suoi effetti, vivano in maniera non umana, privati di una vita normale, senza essere stabili nel lavoro e non inclusi socialmente e culturalmente.
Senza parlare dei fabbisogni umani e sanitari, che erano assenti nei loro Paesi, motivo per cui hanno deciso di immigrare verso il sogno di vivere come essere umani, anche se in un altro territorio.
Ci sono stati e ci sono fino ai giorni attuali, migliaia di persone che sono sbarcate in Italia, costrette per motivi di persecuzione, oppressione politica o religiosa, che hanno la volontà, tutta la volontà di vivere come cittadini attivi nella società in cui si sono trovati, forse senza una loro libera scelta.
Da un censimento statale risultano sbarcati in Italia dall’inizio del 2014 ad oggi più di 130mila persone Arrivano soprattutto dalla Siria, Iraq, Libia, Nigeria, Somalia, Mali, Afganistan e Pakistan. Paesi in cui esistono molteplici problematiche e guerre interne, violenza politica e religiosa; grazie anche alle politiche e alle pratiche dei Paesi occidentali che non solo non sono state di buon aiuto, ma anzi sono risultate un motivo di aumento delle complicazioni.
Con tutta questa realtà, l’Italia continua a seguire una politica di emergenza, basandosi su una legge dell’immigrazione, non dico razzista ma comunque scritta in un periodo di interessi politici basati su di una idea razzista o di paura, arricchita da pregiudizi e stereotipi.
Fino ad oggi in Italia, e grazie anche all’Europa, non esiste una strategia politica unitaria di ingresso, di accoglienza, di inserimento, inclusione e integrazione.
In più di 20 anni ho sentito tanti discorsi ... tante idee e interpretazioni, sul termine integrazione, Ma non ho trovato la disponibilità di fare studi realmente scentifici e obiettivi su cosa vuole dire integrazione. In generale mi hanno fatto capire che l’integrazione consisterebbe in un “combinamento” nella società, senza pensare ad un senso più ampio, più umano di inclusione della cultura e dell’identità socio-culturale.
Sono veramente molto stupito sentendo il concetto “oltre l’integrazione”. Ma quando c’è mai stata una vera integrazione, per superarla così facilmente? Posso capire che ci sono persone, tante persone che vivono in Italia da tantissimi anni, che per motivi diversi, non è il caso di ricordarli qua, sono ben inseriti nel campo del lavoro e forse sono diventati imprenditori, ma non è giusto rinchiudre 5 milioni di immigrati in questa situazione.
Chiedo: Ma l’'integrazione è solo inserimento lavorativo... o imparare la lingua? Sono domande che richiederebbero discussioni sincere senza interessi politici o personali.
Posso dire in linea generale, che l'integrazione è un concetto molto complicato e molto ampio. Un concetto che contiene principi e valori umani, che richiamano ad una convivenza umana, una convivenza di rispetto reciproco, varietà di percezioni e di stili di vita, di culture, di identità culturali e personali, senza essere o sentirsi costretti.
Integrazione vuol dire essere un cittadino eguale ai cittadini autoctoni, con pieni diritti civili e democratici, in una clima d'intercultura e pari opportunità. Con questo tipo d'integrazione potrebbe nascere una terza via sulla quale tutti i cittadini potrebbero incamminarsi con eguaglianza e giustizia, in una società sana e pacifica, senza pregiudizi e preconcetti, verso un dialogo aperto
                                                                                                                      

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