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Roma 11/ 01/2015 - Cresce il dibattito sulla depenalizzazione del reato di clandestinità, in vigore in Italia dal 2009, e considerato come un reato penale. Senza analizzare le motivazioni dell’immigrazione clandestina, il cittadino straniero che si trova nel suolo italiano sprovvisto della necessaria documentazione viene sistematicamente considerato colpevole, anche se non ha compiuto azioni delittuose specifiche. Alla luce di una lunga esperienza in materia di integrazione ed immigrazione, Foad Aodi, Presidente dell’Associazione dei Medici di Origine Straniera in Italia (AMSI) e Focal Point per l’Integrazione presso l’UNAOC, commenta: “Siamo tutti figli di una stessa umanità, e non possiamo che essere favorevoli ad una riforma nell’ambito di una legge per l’immigrazione qualificata e programmata - punto fondamentale dei nostri progetti gemelli "Buona Immigrazione " e "Buona Sanità" - basata sul principio dei diritti e dei doveri reciproci, per salvaguardare i diritti umani e il diritto universale alla salute e alla sicurezza per tutti i cittadini, italiani e di origine straniera in Italia”. “C’è percezione di insicurezza da parte dei cittadini. Cambieremo le regole senza fretta". Lo ha dichiarato il Premier Matteo Renzi, pur rilevando la necessità di una svolta per l’Italia. “Secondo i magistrati il reato non serve e intasa i Tribunali - prosegue - ma è anche vero che c’è una percezione di insicurezza, per cui il percorso di cambiamento delle regole lo faremo tutti insieme senza fretta, per questo non sarà nel prossimo Consiglio dei Ministri”. Che “Il reato di clandestinità vada riformato”, lo sostiene anche il Capo della polizia Alessandro Pansa che ha ribadito: “intasa l’attività dei tribunali”. Il Ministro delle Riforme Costituzionali e dei rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi ha rivelato la necessitò di “preparare prima l’opinione pubblica in questa specifica fase storica e politica per poter depenalizzare i reati di immigrazione clandestina”. Soffermandosi sulla riforma in questione, il Presidente di AMSi aggiunge: "Per garantire l'universalità del diritto alla salute intensificando la prevenzione, non bisogna giudicare i pazienti solo in base al loro possesso o meno del permesso di soggiorno. Non vogliamo la fuga dei cittadini stranieri dagli ospedali, come è già accaduto nel 2009, quando e' stato proposto in Senato l’emendamento dalla Lega sulla sicurezza che chiedeva ai medici di segnalare alle autorità giudiziarie i pazienti sprovvisti di permesso di soggiorno, rendendoli quindi delle spie. All'epoca, questa proposta di legge è stata rifiutata nettamente dall'AMSI. Ci auguriamo che certi gravi errori non si ripetano, perché siamo stanchi delle continue strumentalizzazioni politiche ed elettorali sulla nostra pelle". Conclude.
13 Gen 2015
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