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ELEZIONI AMERICANE, AODI: RISPETTO PER IL VOTO POPOLARE MA MOLTA PREOCCUPAZIONE PER LE POLITICHE DISCRIMINATORIE ANNUNCIATE di Martina Oddi

Intervista con Foad Aodi - Preside della Facoltà di Scienze della Riabilitazione e Fisioterapia Interdisciplinari all'Università San Paolo; Presidente UnitixUnire, CoMai, Amsi.

Il giorno della verità per milioni di americani e non solo. Le elezioni chiudono una campagna elettorale che ha visto esprimersi il più infimo confronto a suon di colpi bassi e sconcerie e i prossimi cinque anni il Paese più potente del Globo sarà guidato da Donal Trump. La Clinton sconfitta dal magnate inquietante e dalle dichiarazioni xenofobe e i toni misogini, il Conservatore abbandonato dal suo partito, rinnegato da Bush, temuto dai migranti che fa leva sulle paure della classe media con un populismo sensazionalistico e un progetto politico oscuro e contraddittorio, ha stravinto lasciando il Mondo sgomento.

Chiediamo al Presidente Foad Aodi: cosa si augura emergerà da questa elezione?

Noi speriamo che in questo momento senza precedenti, in una situazione di conflitti internazionali, scontri e paura dovuta in parte alla crisi economica che ha acutizzato le difficoltà e il disagio sociale, come mai prima, arrivi un forte segnale positivo che smuova la situazione internazionale: nessun segnale positivo arriva dalla crisi in Europa, Medio Oriente e Africa, nessun segnale positivo per la pace in Israele.

Due sono i fattori che incidono: la prolungata crisi economica mondiale e il conseguente disagio sociale forte, e insieme la questione internazionale della Palestina e i conflitti irrisolti come quelli in  Siria, in Libia, nello Yemen, in Egitto e Tunisia. Occorre segnare una agenda internazionale delle priorità dando precedenza assoluta alla piaga dell'immigrazione irregolare.


Quali sono le possibili evoluzioni della vittoria del temuto Trump?

Noi rispettiamo l'opinione pubblica americana e crediamo nella democrazia: quindi rispettiamo l'esito del voto. Detto questo non possiamo nascondere la preoccupazione del mondo islamico per il peso delle sue politiche discriminatorie sul mondo arabo, sugli immigrati, sulla civiltà: noi non vogliamo veder crescere il razzismo nel paese che da sempre e' degli immigrati. Non può oggi l' America fomentare l'odio razziale o religioso o contro chi è in difficoltà. Rispettiamo la sua vittoria  ma non approviamo le sue dichiarazioni, nemmeno quelle che strumentalizzano le donne.


Cosa si aspetta la comunità araba dal nuovo Presidente?

Noi speriamo che ci sarà una novità assoluta: un'equidistanza di tutti i paesi, tutti messi sullo stesso piano. Speriamo che gli USA tornino a giocare un ruolo da protagonista nella mediazione internazionale e smettano di giocare di rimessa. Mi auguro che si riesca a riattivare il processo di pace tra israeliani e palestinesi, per distruggere in embrione i movimenti estremisti che nascono per le mancanze della diplomazia internazionale e mi auguro che vengano evitati altri sbagli, come quelli fatti in Iraq, Afganistan, Siria. Oggi temiamo l'interventismo preventivo che tanti problemi ha causato con le precedenti amministrazioni repubblicane, alimentando i principali focolai internazionali.

Con il grande successo del messaggio mondiale di #cristiani in moschea cosa vi aspettate?

Noi siamo felici dell'apprezzamento di questo messaggio, che ci viene testimoniato ogni giorno in tutta Europa e che ha segnato la riduzione delle dichiarazioni dei politici che strumentalizzavano il mondo islamico. Abbiamo assistito a una parte (per fortuna) piccola di giornali che attaccavano gli arabi arrivando a definirli bastardi, speriamo che il nuovo presidente USA dia un messaggio deciso: l'Islam non c'entra con il terrorismo, tante tra le vittime sono islamiche. E ci auguriamo che il nuovo venuto trasmetta un messaggio di stimolo all'UE per implementare le politiche su immigrati e integrazione, soprattutto considerando che il terrorismo di seconda generazione radicalizzato può' essere combattuto solo così .




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