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Non si può non considerare i fattori di crisi del settore e le difficoltà aziendali, quindi è nullo l’accertamento induttivo che non tiene conto di queste difficoltà. È quanto si evince dalla sentenza n. 9973/15 della Sezione Tributaria della Suprema Corte.
La vicenda vede protagonista il fisco che emetteva l'accertamento induttivo per i ricavi di una Srl, recuperando le maggiori imposte, oltre interessi e sanzioni, fondando l’omessa presentazione della dichiarazione per l’anno d’imposta 2000.
La società aveva sostenuto di aver presentato la dichiarazione cartacea e quindi l’illegittimità dell’accertamento, perché non considerava adeguatamente la crisi di settore e le difficoltà economiche del maggior committente.
La Suprema Corte ha rilevato che nell'accertamento induttivo, lo sbilancio tra costi e ricavi, senza dare risalto allo stato economico dell'impresa e alla presenza di caratteristiche (stranezza, singolarità e contrasto con elementari regole economiche e di esperienza), non lo rende immediatamente percepibile come inattendibile secondo il senso comune. In virtù di ciò “la sofferenza derivante dalle notorie difficoltà del maggior committente del settore e l'infausta evoluzione del ciclo economico che ha portato in pochi anni la società contribuente al tracollo e al fallimento”.
Articolo di Bea Maurizio
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